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Introduzione

Fino al 1500 la intera popolazione procidana era stanziata nel solo centro della Terra Casata, poi detta Terra Murata. Nel XVI secolo, sotto il regno spagnolo, inizia una fase di espansione demografica che spinge la popolazione ad occupare altre zone dell' isola, anche grazie alle ridotte incursioni saracene. E la prima zona ad essere abitata fu la marina sottostante la Terra Murata, chiamata "Corricella". Non si conosce con certezza la origine del nome "Corricella": non convince la derivazione colta dal greco proposta da alcuni studiosi ("coros callos") dato lo stanziamento piuttosto tardo (1500) e la mancanza di reperti storici antichi, presenti invece in altre parti dell' isola. Più probabile la derivazione da un toponimo di origine popolare, vista anche la composizione sociale del primo nucleo di abitanti.

Corricella

Borgo marinaro

Le prime aree di espansione della popolazione furono quelle delle due marine adiacenti la Terra Murata (entro cui rifugiarsi in caso dipericolo di invasione): a nord la Marina del Sancio Cattolico, dove fu costruito il porto e si radunarono i marinai e i carpentieri; nella baia a sud la Marina Corricella, dove si stabilirono soprattutto i pescatori. I primi lavori eseguiti alla Corricella consistettero nello scavo di grotte in cui proteggere le barche. Poi si passò alla costruzione delle prime abitazioni: ogni casa si appoggia alle case vicine, fino a formare un unicum dove sfumano le connotazioni individuali e viene invece messa in risalto la dimensione collettiva della vita del borgo.

Clima

Il borgo della Corricella è esposto a sud ed è riparato da ogni altro lato dal retrostante costone roccioso. Una lunga scogliera protegge poi il molo dal mare di Scirocco, l'unico che può infastidirlo. La sua posizione climatica favorevole fa sì che basta che ci sia il sole perché la temperatura diventi alta anche in pieno inverno. Inoltre la sua esposizione a sud non è coperta da alcun ostacolo, ma guarda il mare aperto, per cui d' inverno, quando il sole è più basso all' orizzonte, la baia della Corricella è spesso soleggiata anche quando il cielo immediatamente sopra è nuvoloso. Il fascino dell' ambiente modellato dalla mano dell' uomo fa il resto e rende la Corricella un episodio davvero unico.

Cenni storici

Il borgo marinaro della Corricella si è sviluppato attorno al fulcro costituito da un edificio religioso, la chiesa di Santa Maria delle Grazie, la cui cupola è visibile da ogni parte della marina ed è diventata l'elemento essenziale e caratterizzante dell'intero paesaggio urbano. La cosa curiosa è che la cupola è stata l'ultimo elemento della chiesa ad essere costruito nel corso di questo secolo (ma seguendo scrupolosamente le forme dell'impianto di base risalente al Seicento) anche se la chiesa era già presente agli inizi del Cinquecento.

S. Maria delle Grazie

La costruzione della cupola fu a lungo impedita dalla nobile famiglia De Iorio, propietaria dell' omonimo palazzo situato dietro la chiesa rispetto al mare (ma di fronte alla facciata della chiesa, che è rivolta verso l' interno dell' isola e dà le spalle al mare) perché la cupola avrebbe ostruito la vista panoramica verso il mare godibile dai balconi del loro palazzo. Riuscirono in ciò dirottando i fondi della Chiesa verso altre opere costruttive fino a quando il controllo della chiesa passò alla diocesi di Napoli, il che avvenne durante il periodo della unificazione nazionale, quando molte famiglie nobili meridionali persero parte del loro potere. Dalla piazza della chiesa (Piazza dei Martiri) inizia la discesa principale verso la marina, Via San Rocco, che prende il suo nome da un' altra piccola chiesa ivi costruita.

San Rocco

La chiesetta di San Rocco risale alla II metà del Cinquecento e fu costruita come ringraziamento votivo per lo scampato pericolo dalla peste, dopo una delle epidemie che colpì la regione tra il 1500 e il 1650. La chiesa è caratterizzata dalla semplicità della struttura, che riflette una maniera costruttiva schiettamente popolare, anche se mediata dal committente religioso: il convento della SS. Annunziata. Il prospetto è ritmato da alte lesene decorate a stucco e concluso in alto da un timpano. Uniche fonti di illuminazione sono i tre occhi sulla facciata mentre gli altri tre lati sono ciechi, essendo la chiesa letteralmente sommersa dalle abitazioni che furono nel frattempo costruite appoggiantesi le une alle altre. Caratteristico il doppio campanile a vela che si accosta trasversalmente alle finestre delle case vicine.

Architettura popolare

L'abitudine di appoggiarsi gli uni agli altri, concretamente nelle strutture abitative e idealmente con la condivisione degli spazi di passaggio, ha favorito in passato la creazione di un forte spirito di appartenenza alla comunità paesana e incentivato l'aggregazione, dando alla vita sociale nella Corricella una marcata connotazione comunitaria. è per questo che una visione globale della Corricella mostra una immagine fortemente unitaria: è un complesso inscindibile, dove ogni singolo elemento riceve forza e significato dal suo contesto e può risaltare solo nel rapporto con gli altri. Meraviglia che questa forza unitaria sprigioni da una opera collettiva, popolare e dilazionata, piuttosto che da una concezione architettonica individuale e sincronica. è stata definita a ragione una "architettura senza architetti", dimostrazione di come certe idee, certe concezioni trascendano le azioni dei singoli, le quali vanno a formare una nuova unità, diversa e più ampia della semplice somma dei contributi individuali.

Uso del colore

Un altro elemento formale caratteristico della edilizia procidana è l' uso del colore per la tinteggiatura delle case. Il forte carattere integrativo di questa architettura poteva portare ad un appiattimento delle caratteristiche formali in cui rischiavano di scomparire tutte le distinzioni individuali. Invece nella Corricella è possibile distinguere i singoli episodi formali grazie al consapevole uso dei colori che definiscono i volumi degli edifici nella complessa trama strutturale che li lega gli uni agli altri. Nato come accorgimento pratico per difendere il materiale con cui erano costruite le case (il tufo, roccia vulcanica tenera e friabile) dalla azione degli agenti atmosferici e della salsedine, l' uso delle tinteggiature è diventato ben presto elemento formale usato consapevolmente per distinguere le singole proprietà da quelle confinanti

Tinteggiature

L' uso delle tinteggiature colorate era caratteristico delle isole vulcaniche, poiché prima si costruiva esclusivamente con i materiali che si trovavano sul posto (per i limiti e i costi del trasporto, dapprima ristretto ai beni di lusso). Invece nelle isole calcaree, come Capri, le case venivano tinteggiate tutte a calce (bianca), ossido di calcio prodotto dalla cottura della roccia calcarea poi spenta (idrossido). Le case delle isole calcaree erano quindi tutte bianche, mentre quelle delle isole vulcaniche presentavano una grande varietà di colori, ottenuti mescolando diverse dosi dei materiali costituenti (polveri di tufo, dal giallo al grigio scuro passando per rosso e marrone) producendo così varie sfumature di colori caldi pastello. Oggi queste differenze vanno scomparendo per lo sviluppo dei trasporti e la produzione industriale dei materiali edili.

Paesaggio umano

Che Procida sia una isola vulcanica ce lo ricorda soprattutto l' alto costone tufaceo che si prolunga verso Pizzaco, oltre la spiaggia di Chiaia. Anche la forma della baia della Corricella (e più in generale dei contorni dell' isola) indica che quel costone era in origine la parete di cratere di un vulcano spentosi in epoca preistorica. La Corricella ha una sua spiccata identità architettonica ed è quindi piena e matura espressione della cultura locale, poiché ogni scelta costruttiva è figlia di un consapevole atto culturale. Ma non avrebbe questa valenza se non fosse inserita in un ambiente naturale che ne espliciti il significato e le dia il giusto risalto, ponendosi come elemento complementare ed insostituibile del nuovo paesaggio umano.

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